Cenni storici
La Villa venne commissionata dal canonico Paolo Almerico, esponente di una nobile famiglia vicentina. Dopo aver passato diversi anni a Roma come referendario apostolico dei papi Pio IV e Pio V, si ritirò a vita privata nella sua città natale e nel 1565 affidò a Palladio il progetto per la sua nuova dimora. Essa doveva essere un rifugio bucolico dove poter trascorrere gli ultimi anni della propria vita lontano dall’ostilità dell’aristocrazia cittadina, ma allo stesso tempo un luogo di rappresentanza in posizione ben visibile. L’edificio venne realizzato probabilmente tra il 1567 e il 1569. Gli anni successivi venne portata avanti l’esecuzione dei ricchi cicli di affreschi che decorano gli interni. Dopo la morte dell’Almerico, avvenuta nel 1589, la villa passò al figlio naturale Virginio, che la tenne solo per due anni prima di cederla ai fratelli Odorico e Mario Capra. La famiglia Capra, stirpe di nobili vicentini, conservò la villa suburbana fino agli inizi dell’Ottocento e sotto la sua proprietà si susseguirono diversi interventi e trasformazioni in linea con i cambiamenti del gusto. Viene attribuito allo Scamozzi, e datato prima dell’acquisto dei Capra, il lungo rustico che affianca l’attuale viale d’accesso, aperto con una serie di arcate sul lato opposto, sebbene l’iscrizione riporti il nome di Mario Capra e la data 1620. I fratelli Capra diedero anche seguito alla campagna decorativa, che proseguì in alcune parti anche tra fine Seicento e inizi Settecento. Agli inizi del XVIII secolo risalgono anche una serie di interventi edilizi diretti da Francesco Muttoni. Egli tramezzò gli spazi dell’attico e realizzò la scala ellittica in pietra in luogo di quella triangolare a ovest; quella a sud fu poi sostituita tra il 1761 e il 1779. Sia durante i moti del 1848 che durante i due conflitti mondiali la villa subì danni e venne poi a riprese ristrutturata. La villa venne acquistata nel 1912 dalla famiglia Valmarana che è tutt’oggi proprietaria di questa straordinaria dimora.
Descrizione architettonica e decorativa
La posizione rialzata della Villa, edificata sul culmine di un poggio, la rende maestosa e di forte impatto visivo. L’edificio è a pianta centrale ed è impostato su un quadrato i cui vertici sono rivolti ai quattro punti cardinali. Le quattro facciate sono uguali e caratterizzate da pronai esastili e scalinate. Al centro dell’edificio svetta la cupola. La Villa si sviluppa verticalmente su tre livelli, piano terra di servizio, piano nobile alla quota dei pronai e piano attico, originariamente continuo e adibito a granaio e successivamente tramezzato. Se ne legge all’esterno la sovrapposizione grazie alle fasce marcapiano e alla successione verticale delle finestre disposte su ciascun fronte ai lati dei pronai. Le decorazioni interne sono straordinarie sotto ogni punto di vista, sia pittorico che scultoreo. L’esterno della Villa è decorato da statue, poste sugli speroni delle scale, realizzate prima del 1570 dallo scultore vicentino Lorenzo Rubini. Di queste sculture rimangono in situ ancora gli originali sono invece delle copie quelle che decorano il pronao sud-ovest realizzate in seguito ai danni subiti dall’edificio dopo l’assedio austriaco del 1848. Agli inizi del XVII furono realizzate per gli acroteri sculture di divinità maschili e femminili. Come accennato sopra anche gli interni sono riccamente decorati da affreschi e stucchi. Gli affreschi che decorano i soffitti delle quattro sale d’angolo e dei camerini del piano nobile e della volta della cupola furono realizzati tra la fine del XVI e inizio del XVII secolo da Alessandro Maganza. Gli stucchi sono stati realizzati in due periodi distinti: tardo XVI secolo e inizio XVIII secolo. L’intervento dei plasticatori valsoldiani rientra nella grande campagna decorativa voluta per il matrimonio di Marzio e Cecilia Capra, che ha visto anche la decorazione ad affresco di Louis Dorigny, pittore francese di fama che lavorò soprattutto nella Repubblica di Venezia, sulle pareti della stanza rotonda centrale: qui otto gigantesche divinità olimpiche si ergono all’interno di un’architettura trompe-l’oeil. Il pavimento di questa sala è completato al centro da un mascherone a bassorilievo dal volto grottesco. Notevole il parco, che si apre a vedute di campagna coltivata tutt’intorno. La Rotonda fonde in sé le funzioni agricole di una villa rurale veneta e la dimensione sacrale di un tempio pagano (come ricordano le colonne dei quattro pronai) o cristiano (simboleggiato dalla volta a cupola) al cui centro si trova l’uomo del Cinquecento. Una villa-tempio, dunque, dove l’Antichità incontra le aspirazioni del nobile rinascimentale e dove, come un microcosmo, si manifestano le forze cosmiche e naturali.
Uso attuale
La Villa visitabile, a pagamento.
Informazioni
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