Cenni Storici
L’edificio venne commissionato da Giambattista Garzadori. Considerato che il cantiere era già in opera nel 1545, la commissione presumibilmente risale alla prima metà degli anni Quaranta del Cinquecento. È probabile che soprintendesse i lavori Domenico Groppino, frequente esecutore dei cantieri palladiani, cui era stata anche attribuita la paternità del progetto. Negli anni 1554-55 i lavori erano arrivati al coperto. Si registrano ancora lavori nel 1561, ma nell’estimo del 1563-64 il palazzo risultava compiuto, come appare anche nella Pianta Angelica del 1580.
Non è concorde l’attribuzione a Palladio di questo intervento, sebbene alcuni studiosi lo sostengano in forza delle analogie di quest’opera con altre ideazioni a lui attribuite, come il disegno preliminare per il Palazzo di Iseppo Porto o il Palazzo Poiana in corso Palladio. È certo che Palladio pubblicò nel suo trattato un progetto non attuato per il figlio di Girolamo Garzadori, Giovanni Battista, che avrebbe avuto però una diversa localizzazione.
Descrizione Strutturale e Decorativa
Il palazzo, esito della sopraelevazione e ristrutturazione di un fabbricato preesistente, è un edificio a due piani e sottotetto. Il piano terra, caratterizzato da un bugnato gentile fino alla fascia marcapiano, presenta al centro due portoni a tutto sesto con capitelli sporgenti a fascia liscia e ai lati due strette finestre rettangolari ad arco ribassato. I piani superiori sono compresi entro l’intelaiatura di quattro lesene composite giganti. All’interno dell’intercolumnio centrale, di ampiezza maggiore, si aprono due porte – finestre che affiancano una nicchia con la statua raffigurante Girolamo Graziani Garzadori. Esse sono sormontate da un frontone triangolare spezzato al centro per accogliere lo stemma del casato, fregiato dell’aquila imperiale e che fu rimosso nell’Ottocento. L’insieme veniva a costituire una sorta di apparato celebrativo del committente. Negli intercolumni minori si trovano due porte finestre, analoghe a quelle centrali, ma con frontoncino curvilineo. Altre quattro finestre rettangolari basse, in asse con le sottostanti, danno luce all’attico. Sopra le lesene corre l’alta trabeazione, il cui fregio reca l’iscrizione “Hieronimus Gratianus instauravit aetatis suae LXXI”; appena al di sotto, in asse con la nicchia del piano nobile, si trova un mascherone con la bocca aperta, da cui presumibilmente pendevano festoni, e che completava in sommità l’apparato decorativo che segnava l’asse si simmetria del fronte.
Uso Attuale
Il Palazzo è adibito ad uso residenziale e attività direzionali.
Informazioni
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