Cenni Storici
La Villa, che sorge nella frazione di Bertesina, fu commissionata dal mercante Taddeo Gazzotti. Nel 1533 comprò la proprietà da Antenore Pagello e al momento dell’acquisto essa si presentava come un edificio a torre trecentesco. Su questo edificio intervenne il Palladio integrando la vecchia costruzione con la nuova. I lavori iniziarono presumibilmente tra il 1542 e il 1543, anche se alcuni studiosi ipotizzano un avvio di poco precedente. Il carattere incompiuto dell’edificio è il risultato del progressivo tracollo finanziario del Gazzotti. Dopo il 1545 infatti i lavori si interruppero per mancanza di fondi. Già nel 1550 la villa passò al veneziano Girolamo Grimani, procuratore di San Marco, a seguito della confisca della proprietà al Gazzotti, compiuta nel 1549 per intervento delle autorità della Serenissima dopo il fallimento del mercante. Fu forse il nuovo proprietario a commissionare la realizzazione dell’avancorpo posteriore, che modificò l’impianto del salone principale dallo schema a T di concezione palladiana a quello a croce pervenutoci. Diverse integrazioni e manomissioni hanno interessato successivamente la villa (vedi, tra l’altro, le scale esterne), con evidenti conseguenze sull’articolazione verticale degli interni. Il parziale restauro recentemente svolto ha consentito di ripristinare le altezze originarie di alcuni ambienti e il corrispondente sviluppo verticale delle aperture.
Descrizione Strutturale e Decorativa
L’attribuzione di questo edificio al Palladio è ormai una tesi sostenuta da tutti gli studiosi grazie all’identificazione del progetto della Villa in un disegno autografo custodito a Londra. La soluzione elaborata dall’architetto per questa Villa risente, rispetto alle precedenti esperienze come Villa Godi, del confronto diretto con l’Architettura romana. Il primo viaggio a Roma del Palladio avvenne infatti nel 1541. Secondo la critica è riconoscibile anche l’influsso di Giulio Romano il quale, nel 1542, si trovava a Vicenza per la consulenza del Palazzo della Ragione. Questa influenza è riconoscibile nell’adozione dell’ordine a tutta altezza, nella loggia con volta a botte, nella conformazione allargata dell’edificio. La facciata, a tre fornici centrali, è ritmata da otto lesene di ordine ionico, poste sopra un alto zoccolo, e da quattro finestre ad edicola. I tre intercolumni centrali sono coronati da un frontone triangolare. Gli interni, ad esclusione della loggia e della sala crociata centrale, furono completamente travolti da manomissioni nel corso dei secoli. L’edificio presenta un unico livello rialzato, che si sviluppa sopra un piano seminterrato con volte a botte. Il lungo fronte principale è scandito da otto lesene composite, e si incentra sulle tre arcate della loggia in corrispondenza delle quali, al di sopra della trabeazione, si eleva un frontone triangolare. Negli intercolumni laterali si aprono finestre con timpani triangolari e sottodavanzali aggettanti. Gli altri prospetti dell’edificio sono rimasti in uno stato grezzo e sono privi di ordini architettonici; quello posteriore, rivolto verso l’aperta campagna, presenta un avancorpo centrale, che definisce il quarto braccio del salone centrale pervenutoci con pianta a croce, ma originariamente concepito con pianta a “T”. La planimetria della villa si impernia su tale salone, cui si accede dalla loggia rettangolare anteriore; lateralmente al braccio iniziale del salone trovano sede i corpi scala. Dalla loggia sono anche accessibili i due appartamenti simmetricamente disposti rispetto allo spazio centrale, composti dalle due grandi sale laterali, quasi quadrate, e da altre due successive stanze, una quadrata e l’altra rettangolare, che seguono lungo i fianchi dell’edificio. Le due sale laterali maggiori hanno subito in epoca posteriore un’impropria suddivisione verticale, che ha lasciato il segno sui fronti laterali.
Uso Attuale
La Villa non è visitabile.
Informazioni
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