Cenni Storici
Il committente è il veronese Marcantonio Serego, aristocratico veronese sposato con Ginevra Alighieri, ultima discendente in linea diretta di Dante, che entra in possesso della proprietà di Santa Sofia nel 1552, ma che solamente dal 1565 decide di rinnovare radicalmente il complesso edilizio ereditato. Il possedimento, che era stato donato ai Sarego nel Trecento dagli Scaligeri, disponeva già di un edificio dominicale, con servizi annessi e una chiesa, alla cui ristrutturazione si era dedicato il padre di Marcantonio, Brunoro, intorno al 1536. Poche e frammentarie sono le notizie che riguardano le vicende costruttive del complesso. Palladio pubblica la villa ne I quattro libri, dove l’edificio è rappresentato nella configurazione completa prevista in progetto, di non facile interpretazione data l’incongruenza fra pianta e alzato. Infatti, a causa della morte di morte di Marcantonio negli anni Ottanta del Cinquecento, è ipotizzabile che i lavori siano stati interrotti e che, del progetto originario, sia stata realizzata solo una piccola parte corrispondente a metà del cortile rettangolare e, in particolare, la sezione settentrionale. Entro la metà dell’Ottocento la villa subì notevoli mutamenti a opera dell’architetto Luigi Trezza: nuovi ambienti abitabili vennero ad aggiungersi lungo il lato occidentale dell’edificio, innestandosi al tratto originale cinquecentesco e in parte manomettendolo, mentre alle testate del cortile lasciate incompiute veniva data un’immagine definitiva facendo rigirare la trabeazione e la balaustra e realizzando le colonne esterne oggi visibili nelle testate delle due ali dell’edificio.
Descrizione Strutturale e Decorativa
Villa Serego a Santa Sofia rappresenta per molti versi un episodio eccezionale nella produzione palladiana, non solo per la sua eccentricità geografica rispetto agli altri progetti, ma anche per la particolare concezione degli elementi costruttivi e distributivi che divergono dalle scelte tradizionalmente attribuite allo stile dell’architetto. A differenza della villa-tipo palladiana, infatti, generalmente un organismo gerarchizzato e dominato da volumi piuttosto “pieni”, Palladio preferisce qui articolare lo spazio attorno ad uno spazio vuoto, un cortile centrale, sul modello della villa romana antica. Ai soliti materiali costruttivi (mattoni e intonaco), vengono qui sostituiti con blocchi di pietra calcarea (proveniente dalle cave che i Serego possedevano poco lontano) appena sbozzati e sovrapposti a creare enormi colonne ioniche. La parte più rilevante del complesso edilizio consiste in un corpo edilizio a “U” rivolto a sud verso il giardino, che costituisce la porzione realizzata del progetto palladiano; a questo si addossa sul lato ovest un fabbricato con andamento planimetrico a “L”, più elevato nel tratto affiancato all’edificio principale, che ne nasconde la vista a chi perviene alla villa dalla stradina di accesso laterale collegata al tessuto urbano del paese. L’ingresso principale della villa si apre a sud del parco ed è rivolto verso la campagna. Il corpo principale, aperto sulla semicorte antistante con un duplice livello di logge, presenta un ordine gigante di colonne ioniche a bugnato rustico, che unifica i due piani, e la cui trabeazione regge direttamente la copertura; l’ordine è intersecato a metà altezza dal ballatoio con balaustra del loggiato superiore. Solo il braccio centrale dell’edificio prosegue dietro i due livelli della loggia con le sale della residenza signorile; l’ala occidentale del duplice loggiato è invece connessa ai primi due piani del fabbricato addossato al corpo principale, mentre lo spessore dell’ala orientale è limitato alla loggia, senza spazi interni retrostanti.
Uso Attuale
La Villa è adibita a residenza privata. Attualmente non è visitabile.
Informazioni
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