Cenni Storici
I committenti della Villa della famiglia Thiene furono i fratelli Adriano e Marcantonio, figli di Gian Galeazzo, nobile vicentino che già possedeva fabbricati presso il suo fondo di Quinto. La progettazione dell’intervento è datata intorno al 1542, nello stesso periodo in cui i due facoltosi erano impegnati nella realizzazione del palazzo urbano in Contrà San Gaetano Thiene a Vicenza. L’esecuzione, di cui si ha riscontro in documenti del 1545 e del 1546, era iniziata negli anni precedenti. La Villa rimase incompiuta, così come il palazzo di città della stessa famiglia, per la morte dei due fratelli e lo spostamento dell’interesse di Ottavio, figlio di Marcantonio, verso altri possedimenti in terra emiliana. Una parte della critica, tra cui il Prof. Burns, sostengono l’attribuzione a Giulio Romano del progetto iniziale di entrambe le residenze della famiglia Thiene, sia quella urbana che quella rurale, per gli evidenti riferimenti al Palazzo Te di Mantova. Il contributo di Palladio si sarebbe quindi limitato a quello di direttore dei lavori, probabilmente fino alla morte del più anziano artista, largamente apprezzato alla corte dei Gonzaga, nel 1546. L’intervento palladiano è documentato da uno schizzo autografo custodito presso il Royal Institute of British Architects di Londra e dal disegno custodito presso il Worcester College di Oxford, dove è rappresentato un complesso dotato di due ali simmetriche disposte ai lati di un corpo centrale, comprendente lunghi bracci porticati e due grandi corti rustiche. Le irregolarità del disegno attestano l’adattamento al sito e l’inclusione delle preesistenze nel progetto di trasformazione. Dell’ambizioso programma furono compiuti solo una parte del corpo padronale, comprendente l’ala settentrionale tuttora esistente e la loggia, nonché i fabbricati rurali a destra dell’ala realizzata. La villa fu oggetto di modificazioni nel corso del XVIII secolo, ad opera di Muttoni, e all’inizio del XIX secolo, quando furono demoliti la casa preesistente e la loggia. Solo la sezione a nord è rimasta intatta.
Descrizione Strutturale e Decorativa
L’edificio attuale costituisce l’unica porzione realizzata, e anche in parte successivamente modificata, di un ben più vasto organismo architettonico rimasto incompiuto. Si presenta come un blocco rettangolare con paramenti murari in laterizio, articolato da ordini di lesene doriche che, sul fronte settentrionale rivolto vero la piazza del paese, formano quattro coppie che incorniciano altrettante nicchie. Le lesene scandiscono i prospetti in tre parti, interamente sormontate da un frontone. Nel prospetto posteriore, rivolto a sud verso la campagna, risalta la parte centrale, animata da aperture ad arco ribassato disposte fra le lesene e coronata da un timpano con finestra termale. La parte originaria del fabbricato, corrispondente alla porzione nord, si articola in una sala centrale fiancheggiata su entrambi lati da un stanza rettangolare e una sala quadrata. Al pianterreno, una sala conserva la decorazione cinquecentesca ad affresco dello scledense Giovanni De Mio, ispirata alla mitologia greca e alla storia romana. I restauri portati a termine nel 1998 hanno recuperato il piano mezzanino e i soffitti, rendendo visibili le nervature delle due volte.
Uso Attuale
La Villa, di proprietà del Comune di Quinto Vicentino, è la sede municipale. Il parco ospita eventi culturali.
Informazioni
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